Non so voi, ma in questi giorni ho una voglia smodata di carciofi, quasi a livello di…. voglie da gravidanza.
Fortunatamente ieri sera la nostra bella carciofaia me ne ha regalati due, “di guida” (il primo carciofo che nasce al centro della pianta e che guida appunto la crescita degli altri) e ce li siamo mangiati con Luca in pinzimonio…una favola.
E visto che il prossimo fine settimana a Chiusure c’è la Festa del Carciofo …è ufficiale: saccheggerò il mercato, non ci sono storie (Carlo preparati, sto arrivando…tienimi da parte le delizie del Podere Giuncarelli)
Nell’attesa (uffa!) mi consolo con i versi di Pablo Neruda.
Solo un grandissimo poeta poteva dedicare un poema a questo straordinario ortaggio.
La alcachofa de tierno corazón
se vistió de guerrero,
erecta, construyó una pequeña cúpula,
se mantuvo impermeable
bajo sus escamas,
a su lado los vegetales locos
se encresparon,
se hicieron zarcillos,
espadañas, bulbos conmovedores,
en el subsuelo durmió la zanahoria
de bigotes rojos,
la viña resecó los sarmientos
por donde sube el vino,
la col se dedicó a probarse faldas,
el orégano a perfumar el mundo,
y la dulce alcachofa allí en el huerto,
vestida de guerrero,
bruñida como una granada,
orgullosa,
y un día una con otra
en grandes cestos de mimbre,
caminó por el mercado
a realizar su sueño:
la milicia.
En hileras nunca fue tan marcial
como en la feria,
los hombres entre las legumbres
con sus camisas blancas
eran mariscales de las alcachofas,
las filas apretadas,
las voces de comando,
y la detonación
de una caja que cae,
pero entonces
viene María con su cesto,
escoge una alcachofa,
no le teme,
la examina, la observa
contra la luz como si fuera un huevo,
la compra,
la confunde en su bolsa
con un par de zapatos,
con un repollo
y una botella de vinagre hasta
que entrando a la cocina
la sumerge en la olla.
Así termina en paz esta carrera
del vegetal armado
que se llama alcachofa,
luego escama por escama
desvestimos la delicia
y comemos la pacífica pasta
de su corazón verde.
Il carciofo dal tenero cuore
si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto
sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti
si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota
dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami
dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto
vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno, a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato
a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale
come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi
coi bianchi spolverini
erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando
e la detonazione
di una cassetta che cade,
ma allora
arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina, l’osserva
contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa
con un paio di scarpe,
con un cavolo
e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera
del vegetale armato
che si chiama carciofo,
poi squama per squama
spogliamo la delizia
e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
A Napoli gli hanno persino dedicato una fontana
Ogni territorio italiano (siamo sempre nel paese delle torri e dei campanili) rivendica la sua sagra del carciofo e di avere l’ortaggio migliore del mondo…..
Oggi vi racconterò del nostro Carciofo di Chiusure; riconosciuto come PAT – Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Toscana – si contraddistingue per la sua forma affusolata e il colore moro con venature color vinaccia: una pianta particolarmente compatta e robusta ma, al contempo, estremamente tenera a livello delle sue foglie e con un sapore molto particolare: se non lo avete mai mangiato dovete assolutamente provare.
Una piccola produzione
Di questo tipico prodotto ne parlavano già alcune cronache del 1600 e per anni ha rappresentato una vera risorsa per il territorio e ancora oggi esistono alcune piantagioni di Carciofo di Chiusure, condotte secondo l’antico metodo rurale e manuale. Utilizzato principalmente per il consumo alimentare trovava impiego anche nella pastorizia per cardare la lana delle pecore e per trasformare il latte in caglio grazie alle sue proprietà chimiche. In un passato non molto lontano veniva coltivato in grandi quantità, ma attualmente la produzione è molto limitata, appena sufficiente per il consumo locale.
A determinare in modo deciso le qualità organolettiche del Carciofo di Chiusure sono sostanzialmente due fattori, la composizione del terreno di coltura e il microclima che, per la particolare conformazione morfologica delle Crete, presenta un basso tasso di umidità.
Il Violetto di Toscana
Per festeggiare il Violetto di Toscana, il Castello di Chiusure si anima a fine aprile con una caratteristica fiera e il carciofo Morello recita una parte insostituibile in tante preparazioni gastronomiche, dai crostini di carciofo e pecorino, alla frittata, dall’involtino con il lardo alla zuppa, per chiudere in un inarrestabile crescendo, con il risotto ai carciofi e un succulento fritto misto di pollo, coniglio e, ovviamente, carciofi.
Una tappa imprescindibile
Quindi nel vostro viaggio in Toscana dovete per forza prevedere una tappa a Chiusure… in qualsiasi stagione dell’anno, per scoprire la magia delle Crete Senesi…verrete rapiti da un paesaggio unico, un territorio che per forme e colori, colpisce tanto gli occhi quanto l’anima, che cambia con il mutare delle stagioni e con lui i colori che lo ravvivano.
Un tempo qui c’era il mare
Lo testimoniano i tanti reperti fossili che ancora emergono dal terreno al passaggio del vomere o per quel processo di erosione che sembra non arrestarsi mai.
Depositi di argilla e sedimenti che si sono formati sotto le acque e che, al loro ritiro, sono emersi andando a creare un paesaggio quasi lunare, ma intensamente affascinante.
L’azione dei venti ha scolpito questo paesaggio collinare, quasi modellato, creando i “calanchi”, profonde insenature e le “biancane” , piccole alture tondeggianti che, grazie alla presenza del solfato di sodio e l’azione su di esso dei raggi solari, assumono una caratteristica ed unica variabilità cromatica in cui il grigio dell’argilla si alterna con il giallo del solfato e in cui il verde di un cipresso o di un campo di grano rivelano la vitalità di un territorio apparentemente immobile, ma profondamente vivo, essenziale, armonico. (cfr. nicolanatili.it)
In questo paesaggio mozzafiato, adagiato su una collina c’è il piccolo borgo di Chiusure….centoquindici abitanti impegnati a tenere in vita la produzione del vegetal armado que se llama alcachofa.