Certe cose capitano così: che per esempio una moglie parli con un’amica confidando che suo marito per hobby ripara le vespe. E che il compagno dell’amica abbia da qualche parte una vecchia Vespa da recuperare.
E così succede che Luca affida a Roberto il recupero della sua Vespa 50 L del 1966 (faro tondo, 3 marce) che da circa 25 anni era parcheggiata in garage.
Vespa arriva un giorno di maggio
Le sue condizioni appaiono subito abbastanza gravi: siamo nella classica situazione in cui non si può ignorare il problema ma recuperarlo è costoso ben oltre il valore intrinseco del mezzo. Che fare?
Luca non ci pensa su molto: Vespa è legata alla sua adolescenza. Recuperarla per lui vuol dire incorniciare un pezzetto di ricordi.
Talvolta un oggetto permette di catalizzare momenti passati insieme, storie, episodi, avventure come neanche una lanterna magica potrebbe fare.
Luca ricorda ancora quando è andato a comprarla con i genitori da Beppe Tubi a Siena; proprio così il vecchio Giannettoni assomigliava così tanto al burbero personaggio di Disney che tutti lo chiamavano così: Beppe Tubi
Vespa è l’album dei ricordi di Luca… ma non solo il suo
“La Vespa – come racconta Maurizio Ferrini uno dei responsabili della campagna pubblicitaria del 1969 – nasce nell’immediato dopoguerra, riciclando gli impianti produttivi e gli stock del magazzino (area ricambi e semilavorati) di una storica fabbrica di aeroplani, la Piaggio. In sostanza, le prime motorette sono dei veri e propri riassemblaggi, geniali ma molto approssimativi, di una linea di fabbricazione di piccoli aerei da ricognizione.
Qualcosa che sta nell’immaginario collettivo
Ricordiamo tutti il Nanni Moretti di “Caro Diario” che va in giro per Roma su una Vespa tutta storta, diciamo con una verticale disassata di almeno una ventina di gradi. Quella caratteristica, oggettivamente un difetto, dipendeva dal fatto che il motore era nato per tutt’altri scopi e per anni non c’è stato verso di riuscire a collocarlo al centro del mezzo.”
Le ruote della Vespa sarebbero i ruotini di coda del quadrimotore, il motore uno dei motorini di avviamento radiali dell’aereo; sicuramente la forcella proviene dai carrelli di atterraggio.
La Vespa fu un grossissimo successo di mercato negli anni ’50 ed all’inizio degli anni ’60. Successo però declinante verso la fine di quei decenni. Piaggio intervenne con qualche ritocco di carrozzeria, un nuovo scudetto, e, soprattutto, la ricerca di una campagna pubblicitaria innovativa, brillante, spiazzante.
Ma cosa c’entra la Vespa con le mele?
E così nel 1969 nasce a Firenze la campagna pubblicitaria chi “Vespa” mangia le mele (chi non vespa no)
“Ma cosa c’entra la Vespa con le mele? Ciò che si voleva era soprattutto lanciare una formula linguistica insolita, potenzialmente spiazzante rispetto al clima incredibilmente conformistico di quegli anni.
L’accusa rivolta alla Leader fu “ma voi volete vendere motorette o state cercando di vendere libertà?”.
E’ chiaro che utilizzando un topos caratterizzato come “la mela” si sapeva che si sarebbero stimolate letture semanticamente ambientate in aree attinenti il sesso e la sessualità, ma non era quella l’intenzione di base. L’aspettativa era che un messaggio attenzionale perché insolito come claim, centrato su un simbolo ricco di implicazioni (anche implicazioni sessuali) fosse in grado di stimolare discussioni, riflessioni personali e collettive.
Nasce il verbo “vespare”
Dopo un po’, il verbo “vespare” divenne un sinonimo di fare petting, più civile di pomiciare e meno scontato di limonare. La possibile deriva sessuale aveva preso il sopravvento, indipendentemente dalle intenzioni del suo autore.
Verranno lanciate altre campagne pubblicitarie con slogan indimenticabili, Le Sardomobili ti rubano la vita, fa prima chi Vespa e ancora Le Sardomobili si sfidano sempre, pace ‘chi Vespa’ , che concorreranno ad alimentare un’immagine di libertà, ribellione ed anche, velatamente, di trasgressione.
Ma tornando alla nostra Vespa
L’abbiamo lasciata dal meccanico e a febbraio, dopo quasi 10 mesi di lavoro, è pronta a tornare a casa con il nuovo colore avorio che ha sostituito il verde metallizzato che aveva coperto il celestino originario.
Luca è soddisfattissimo e se verrete a trovarci da Annita vi capiterà di vederlo arrivare con Vespa con la spesa nel cestino di vinco intrecciato fissato nel portapacchi…..
Proprio così: “Un giorno un piccolo aereo lasciò le ali in cielo per diventare un mito in terra”